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  1. Mi sono trovato a smontare un Canon FD 55mm 1.2 SSC per un problema di messa a fuoco dopo una caduta e volevo condividere con voi la mia esperienza, dal momento che ho trovato pochissima documentazione in rete (per lo più collegata alla pulizia delle lenti dalla muffa) e sono dovuto andare un po' alla cieca. Così, se qualcun'altro si trovasse nella mia stessa situazione, troverebbe un punto di partenza... Quanto segue dovrebbe essere applicabile a tutti gli obbiettivi 55mm f/1.2 FD ed FL di Canon, con piccole variazioni anche alla versione AL (con lente asferica). Procedete ovviamente a vostro rischio: è facile fare danni e buttar via un obbiettivo che vale ancora oltre 300€. Io non mi prendo responsabilità. Per prima cosa dobbiamo estrarre il gruppo ottico per lavorare sull'elicoidale di messa a fuoco. Togliamo la mascherina con su scritto "Canon 55mm 1.2 SSC", si svita con uno strumento apposito composto da un anello di gomma del giusto diametro che si preme sull'anello e lo si fa girare per attrito. Molti usano dei tappi del lavandino, io ho messo una guarnizione di gomma (di quelle per le portiere delle automobili) sul bordo di un bicchiere da liquore del diametro giusto, ha funzionato egregiamente. Una volta tolto troviamo diversi anelli concentrici con delle tacche. Questi servono per smontare le varie parti della lente, e dovrebbero essere estratti con una chiave a compasso, si trova su eBay sui 30€. Io, non avendola, ho usato con ESTREMA ATTENZIONE (si rischia di rigare la lente!) un cacciavitino piatto. Per gli anelli più stretti ho dato dei leggeri colpettini al cacciavitino con un martelletto. L'anello centrale nero svita l'ultima lente (io l'ho tolta per lavorare più tranquillo, ma non è indispensabile), quello in mezzo non c'interessa e quello esterno libera l'innesto del paraluce. Quindi svitiamo quello esterno e riveliamo le viti sottostanti: rimuovendole finalmente rimuoviamo l'innesto del paraluce. Ora comparirà un un ulteriore anello di bronzo, più grande degli altri: svitandolo permette di sfilare tutto il blocco ottico (è necessario prima rimuovere una vitina laterale se si desidera sfilare l'anello). Questo ci porta finalmente a vedere la parte che c'interessa, il doppio elicoidale di messa a fuoco: Quei due tubi sono filettati in maniera inversa l'uno dall'altro, quello interno viene tenuto fermo da un supporto di bronzo, in questo modo ruotando quello esterno la lente avanza ed indietreggia, ma non ruota. Con un calibro prendete le misure della posizione dei tubi e fotografate la posizione del fondo corsa per l'infinito (la placchetta di metallo con le tre vitine che va a battere quando mettiamo a fuoco all'infinito o a 0,6m). Ricordate bene la posizione, poi svitate le vitine. Possiamo ora svitare entrambi i tubi in blocco e pulirli. Puliteli bene con uno strofinaccio, poi passate la punta di un cacciavite delicatamente nella filettatura e passate di nuovo lo strofinaccio (rimuoviamo granellini che potrebbero fare poi rumore), infine spandete con cura un filo di grasso sintetico, meglio ancora quello al Teflon (più costoso però). Ora riavvitate solo la parte esterna e rimuovetela nuovamente, pulite gli eccessi di grasso e passate a quella interna. Non potete riavvitarla bene a causa dei due blocchetti visti prima, vediamone uno: Devono andare a finire negli intacchi del tubo interno. Dobbiamo quindi rimuoverli, posizionare il tubo e poi riavvitarli. Le viti sono dall'altra parte, quindi giriamo l'obbiettivo e svitiamo l'attacco FD (ci sono tre viti raggiungibili ruotando la ghiera argentata che va a chiudersi quando lo innestiamo nella macchina). Per far ruotare la ghiera inserire un cacciavitino in corrispondenza del pallino rosso e premere la linguetta sottostante. Rimosso l'attacco, (attenzione al piolino con la mollettina di circa mezzo millimetro, si rovina facilmente e si perde facilmente, poi sono guai...) dobbiamo rimuovere la ghiera dei diaframmi. È tenuta in posizione da due viti in figura: rimuoviamole insieme alla placchetta e sfiliamo la ghiera dei diaframmi. Usciranno due sferette piccolissime, non perdetele! Nei forellini dove erano ci sono anche due mollettine, non toglietele, non dovreste perderle. Finalmente vedete quattro viti raggruppate a due a due: toglietele, sono quelle che tenevano in posizione i fermi di bronzo visti prima: Ora potete riavvitare il tubo interno: occhio ai punti d'entrata della filettatura! Può essere inserito da tre punti, ruotati di un terzo di giro l'uno dall'altro. Fate varie prove, l'intarsio del tubo esterno deve coincidere con quello del tubo interno appena prima di arrivare a toccare il fondo. Non vi preoccupate, comunque: se anche sbagliate, vi ritroverete con l'obbiettivo che non mette più a fuoco all'infinito, basterà rismontare e riprovare (quante volte l'ho fatto!). Una volta rimesso in posizione ricordate di riavvitare i due supporti di bronzo in posizione e verificate che sia tutto scorrevole. Poi reinserite il blocco ottico, riavvitate e rimontate tutto il resto (dietro e davanti). Fate attenzione che le leve della ghiera di montaggio per il corpo macchina si innestino bene con le levette per i diaframmi presenti dietro il gruppo ottico. Verificate che non ci siano contatti (nel mio caso l'obbiettivo aveva preso una botta e presentava la ghiera di messa a fuoco piegata verso l'interno, che andava a sbattere con il supporto per il paraluce ed impediva quindi di mettere a fuoco più vicino di 2m: con un martelletto l'ho rimessa a posto prima di rimontarla). Pulite ora accuratamente le lenti e fate degli scatti di prova. Verificate che il diaframma si chiuda ed apra correttamente (usando anche l'apposito tasto sulla macchina) e che sia possibile mettere a fuoco da 0,6m a infinito. Complimenti! Il vostro obbiettivo è come nuovo! Comprate una buona pellicola (o montatelo sulla vostra mirrorless) e buon divertimento. Io per festeggiare gli 80€ di intervento risparmiati ho comprato una pellicola in bianco e nero da 3200ASA: con un'accoppiata del genere, fare foto di sera sarà piacevole e soddisfacente! FONTI: Shooting with a Pentax K10D: Cleaning from fungus: Canon FD 55 f/1.2 SSC Canon 55mm f1.2 FD Y Canon EOSBNikon
  2. Guida per ottenere le migliori prestazioni dalla vostra ATI.... http://www.tweakguides.com/ATICAT_1.html
  3. Sotto consiglio del Boss, provo a fare un po' d'ordine tra i post di questa sezione. Ho raccolto quì varie guide su Linux ad opera di DVk e ConteZero, a cui va un ringraziamento speciale per aver contribuito! Molte di queste guide non sono molto aggiornate a causa della continua e velocissima evoluzione di Linux, ma possono sempre far comodo. Vi invito, inoltre, a postare successive guide quì per tenere il tutto in ordine. Buona lettura! WARMSWAP: I CASSETTINI, GLI HARD DISK E LINUX (by ConteZero) Premessa Le periferiche IDE sono oramai nei nostri PC da quasi vent'anni ed in questo periodo hanno subito diverse evoluzioni per adattarsi a problemi sempre pi? complessi. Questo piccolo articolo vuole spiegare com'? possibile, grazie al fido linux ed un utility oramai standard in tutte le distribuzioni (hdparm), smontare e sostituire un disco senza dover spegnere il computer. IDE / SerialATA Quello che seguiremo ? un breve tutorial su come effettuare la sostituzione del disco 'a caldo' su dischi IDE (quelli collegati con cavi a 40 o 80 poli, per intenderci), buona parte di quanto vedremo ? probabilmente adattabile senza problemi anche ai dischi Serial ATA che sono stati progettati per supportare anche questo genere d'operazioni. Non avendo, ad oggi, ancora fatto esperimenti per testare fino a che punto sia stabile e funzionante la procedura di sostituzione a caldo dei dischi SerialATA si preferisce comunque non includerli in questa trattazione. HotSwap / WarmSwap Originariamente i device IDE non sono stati pensati per questo genere di cose, che ha senso principalmente nei server, per? ? vero che, con qualche accorgimento e con un minimo di perizia, questo genere di operazione pu? essere svolto in modo sicuro anche sui computer di casa. Per la precisione quella che eseguiremo sar? la procedura di "warmswap"; spesso si tende a chiamare la rimozione a computer acceso "hotswap", la differenza ? che in hotswap basta tirare la maniglia ed il disco viene via senza nessun problema e senza destabilizzare il sistema operativo mentre con il warmswap ? necessario lanciare una serie di comandi e seguire una serie di accorgimenti per evitare uno o pi? dei seguenti effetti indesiderati: 1. il disco si distrugge (perch? le testine ancora girano quando lo strattonate via) 2. il sistema operativo si pianta (perch? nessuno l'avverte che il disco ? stato rimosso) 3. si brucia la scheda madre (per un ritorno di corrente sul circuito) 4. si brucia l'altro disco sullo stesso canale IDE Chi ? responsabile di cosa Il warmswap ? comunque una specie di hack, sebbene funzioni bene con moltissimi controller (l'abbiamo testato su controller HighPoint, Intel e VIA) ha un margine di rischio nel cui potrebbe accadere qualcosa di molto brutto; per questa ragione noi non ci prendiamo la responsabilit? di quello che pu? accadere e, per evitarVI problemi, vi invitiamo a provare dapprima su un sistema senza altri dischi montati e con un disco "sacrificabile" privo di dati importanti. Nessuno ha piacere a vedere controller bruciati, dischi che smettono di funzionare e via dicendo ma questo ? in teoria possibile se qualcosa andasse male. A noi non ? mai successo ma ci? non vuol dire non sia possibile... Prerequisiti Come minimo ? necessario avere una macchina con linux installato, un kernel abbastanza recente ed un cassettino IDE in cui mettere i dischi da staccare e riattaccare. E fortemente consigliabile un cassettino che "stacchi la corrente" al disco quando questo ? pronto per essere rimosso... alcuni cassettini hanno un piccolo interruttore elettrico che toglie l'alimentazione al disco quando si toglie la "sicura" che blocca il cassettino nella slitta; un tale prodigio della tecnica costa circa 12 euro al negozio sotto casa ed offre un certo margine di sicurezza in pi?. Per motivi che spiegher? in fondo ? consigliabile che il canale IDE collegato al cassettino non abbia altri device. La rimozione spiegata comando per comando La prima cosa che bisogna fare (e questo non ha a che fare con l'interfaccia IDE) ? "smontare" logicamente, mediante il comando umount, le partizioni appartenenti al disco che dobbiamo togliere (se ce ne sono di montate) o disabilitare il disco dall'array (nel caso il disco faccia parte di un RAID software), ricordatevi di fare un sync prima, cos? svuoterete i buffer di linux. A questo punto ? consigliabile disabilitare il DMA per evitare possibili trasferimenti asincroni a seguire, cosa che viene fatta tramite: hdparm -d 0 /dev/hdx x ? ovviamente il numero relativo al disco. E' consigliabile anche lanciare un comando che svuoti la cache del disco (visto che alcuni dischi IDE arrivano ad 8 o 16 Mb di cache ? probabile che la cosa sia utile): hdparm -f /dev/hdx a questo punto bisogna 'spegnere' il disco, in pratica lo mettiamo 'a dormire' in sleep, cosicch? le testine si parcheggino ed i dischi smettano di girare, cosa che render? l'estrazione meno pericolosa per l'integrit? fisica del disco stesso: hdparm -Y /dev/hdx a questo punto il disco dovrebbe fare un rumore tipico che ? quello delle testine che si parcheggiano e dei dischi che smettono di girare. Qui ? possibile mandare qualche altro comando addizionale, alcuni di questi non sono riconosciuti dai controller ed in genere non sono necessari, ma li includo per completezza: hdparm -x 1 /dev/hdx serve per mettere in protezione l'interfaccia elettronica del disco, un comando equivalente esiste per il controller ma in genere non ? supportato. A questo punto dobbiamo dire a linux di disabilitare il controller, questo passo pu? essere fatto anche dopo la rimozione del disco ma la cosa ? sconsigliabile perch? un qualsiasi componente o utente potrebbe altrimenti provare ad accedere al device producendo effetti rovinosi, se non addirittura il blocco in toto del computer: hdparm -U n /dev/hdx e qui bisogna fare un paio di precisazioni, n ? il numero che rappresenta il controller IDE da disabilitare; zero per il primo controller (che gestisce hda e hdb), uno per il secondo (hdc e hdd) e cos? via, inoltre x non deve necessariamente rappresentare il disco rimosso, semplicemente (per motivi asburgici) bisogna passare al comando il percorso ad un device qualsiasi (purch? esistente) affich? il comando venga eseguito. Ora potete rimuovere il vostro meraviglioso disco. L'inserimento spiegato comando per comando Se la rimozione ? stata difficile l'inserimento del nuovo disco ? invece molto pi? semplice, basta mettere il nuovo disco (andr? immediatamente in spin-up) e dare i pochi comandi necessari per farlo riconoscere al sistema. Se avete messo in protezione il controller (non ho neppure indicato il comando, tanto nel 99% dei casi non ? supportato), dovete riabilitarlo subito dopo aver installato il nuovo disco. A questo punto linux non ha idea del fatto che c'? un altro disco, l'interfaccia IDE non ? progettata per mandare dei segnali che indicano l'inserimento dei dischi, per cui dovete forzare il sistema a esaminare il controller e riconoscere eventuali dischi su di esso; il comando ?: hdparm -R c p i /dev/hdx ed ? il comando pi? rognoso di tutta la procedura, per il numero ed il significato dei parametri; vediamoli insieme: c rappresenta l'indirizzo di porta del controller p rappresenta l'indirizzo di porta dati del controller i rappresenta l'irq del controller stesso x rappresenta come al solito un device esistente, per questo di solito si passa /dev/hda che, essendo di norma il disco di sistema, ? sempre disponibile. per gli altri parametri possiamo vederli controllando le righe che ci d? il dmesg,per comodit? io lancio direttamente dmesg | grep "on irq" che non ? il massimo della pulizia ma ritorna correttamente: ide0 at 0x1f0-0x1f7,0x3f6 on irq 14 ide1 at 0x170-0x177,0x376 on irq 15 ide0 ? ovviamente il controller 0, 0x1f0 ? l'indirizzo di porta del controller (ad hdparm bisogna fornirlo con lo 0x iniziale), 0x3f6 ? l'indirizzo di porta dati (anch'esso v? fornito con 0x) e 14 ? ovviamente l'IRQ. Non spaventatevi, questi valori sono fissi, una volta trovati non cambiano, per di pi? quelli relativi ai primi due controller (indicati appena sopra) sono standard. Di norma il -R dovrebbe anche controllare le partizioni del disco montato ma, per una questione di sicurezza e pulizia, ? consigliabile forzare la rilettura, mediante il comando: hdparm -z /dev/hdx dove x questa volta rappresenta proprio il disco la cui partition table vogliamo che venga riletta. A seguire vanno ulteriori comandi (che non scrivo) che servono a reimpostare la modalit? di scrittura adeguata, riabilitare il DMA, il modo a 32 bit, i trasferimenti multipli e via dicendo. Nota dolente Il limite del warmswap IDE ? che si pu? usare solo un disco per canale... la cosa non ? esattamente vera, teoricamente potremmo mettere sia un master che uno slave sullo stesso canale ma il comando di deregistrazione del device, che lavora direttamente sul controller, disabilita comunque entrambi i dischi, per cui anche il secondo sarebbe irraggiungibile fino a quando non viene riregistrato il canale (purtroppo non c'? alternativa). Arrivederci! ConteZero GUIDE DI DVk COMPILARE IL KERNEL Compilare il kernel col metodo Debian e' piu' semplice di quanto si possa pensare. Controllate che abbiate kernel-package gcc, binutils e modutils. Naturalmente procuratevi il sorgente del kernel, scaricandolo da kernel.org oppure usando i sorgenti messi a disposizione da Debian: con $apt-cache search kernel-source vediamo quali versioni sono disponibili e con $ apt-get install kernel-source-2.x.x (ovviamente sostituite alle x la versione del kernel desiderata) scarichiamo. Il file compresso verr? scaricato in /usr/src. Spostiamoci in quella cartella, e diventiamo root: $ su quindi scompattiamo il file: $ tar -jxvf kernel-source-2.x.x.tar.bz2 A questo punto avremo un directory kernel-source-2.x.x, spostiamoci al suo interno. Se abbiamo gia' un file di configurazione che vogliamo usare copiamolo nella cartella e importiamolo: $ make oldconfig Passiamo alla configurazione del kernel, e' possibile farlo con ncurses o uno grafico, io uso ncurses: $ make menuconfig Una volta terminata la fase di configurazione, possiamo compilare il kernel. Lanciate questo comando, serve nel caso abbiate compilato un altro kernel in precedenza, lanciatelo lo stesso non fa mai male.make-kpkg clean. E adesso compiliamo, il risultato sara' un?immagine del kernel in formato .deb: make-kpkg kernel_image bene ora il kernel e' compilato. Saluti DVk thx to Dan^K^e SIMBOLI SPECIALI IN LINUX So che ? un problema comune x molti utenti generare la famosa ~ (sisi proproi quella che sotto Winzozz si fa con Alt+126 della tastierina numerica) Sotto Linux invece: a) Per generarla all'interno di una console testuale si deve utilizzare la combinazione di tasti [AltGr+0]. B) Nelle applicazioni per il server X si deve utilizzare la combinazione [AltGr+?]. Saluti e Baci DVk
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