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  1. Roma - Lo scorso anno Microsoft proclamò che Windows Vista avrebbe drasticamente ridimensionato la pirateria, specie quella praticata all'interno di uffici e mura domestiche. A poco più di un mese dal rilascio del nuovo sistema operativo, però, la realtà non premia gli sforzi dell'azienda: oggi esistono per lo meno tre differenti categorie di crack per Vista, e tutte permettono di ingannare o bypassare il processo di attivazione. http://ad.punto-informatico.it/a.aspx?ZoneID=33&Task=Click&Mode=HTML&SiteID=1&PageID=46153" target="_blank">http://ad.punto-informatico.it/a.aspx?ZoneID=33&Task=Get&Mode=HTML&SiteID=1&PageID=46153" width="336" height="280" border="0" alt=""> A fianco dei crack basati sulla virtualizzazione del server Key Management Service (v. Windows Vista, l'attivazione fa crack) e di quelli che riescono a cancellare la scadenza temporale (v. Windows Vista, un crack cancella la scadenza), se ne sono di recente aggiunti altri, capaci di ingannare Vista in modo particolarmente ingegnoso. Questa nuova generazione di crack emula infatti una porzione del BIOS di quei sistemi, detti Royalty OEM, che arrivano sugli scaffali dei negozi già attivati. Questi PC, venduti da grossi produttori come Asus, Dell, HP ed altri, includono le informazioni sulla licenza di Windows Vista direttamente nel BIOS del sistema, in un'area chiamata ACPI_SLIC: i cracker hanno fatto in modo, attraverso lo sviluppo di appositi driver, di far credere ad una qualsiasi copia di Windows Vista di girare su un PC pre-attivato. Il trucco richiede l'uso di una product key Royalty OEM, chiavi ormai facilmente reperibili su Internet. Se i primi crack di questo tipo richiedevano l'installazione di un BIOS modificato, l'ultima incarnazione rende la procedura più semplice: basta avviare un programma grafico e, con un paio di clic del mouse e un riavvio, ci si ritrova con una copia di Windows Vista perfettamente (ma illegalmente) attivata. Rispetto al metodo che elimina il timer del periodo di prova, questo crack rimane vincolato ad una product key, e quelle che circolano su Internet presto o tardi finiscono nella lista nera di Microsoft: ciò significa che il sistema potrebbe fallire il test Windows Genuine Advantage (WGA), con tutte le conseguenze del caso. La più grande spina nel fianco di Microsoft restano i crack della scadenza, che rendono una copia piratata di Vista virtualmente indistinguibile da una legittima: ciò significa che gli utenti irregolari possono usufruire di Microsoft Update e scaricare tutti i programmi che richiedono il check WGA. Anche quest'ultima categoria di crack si è rapidamente evoluta, e se all'inizio richiedeva diverse operazioni manuali e una minima esperienza nell'uso del PC, oggi è in grado di "truccare" il sistema operativo in modo del tutto automatizzato: non c'è neppure più bisogno di riapplicare il crack alla fine dei 30 giorni di prova. Proprio pochi giorni fa ha fatto scalpore un commento di Jeff Raikes, business group president di Microsoft, relativo alla contraffazione del software: "Se proprio dovete piratare un prodotto, preferiamo che sia il nostro piuttosto che quello di qualcun altro". Raikes lo chiama "pragmatismo" ed afferma che ciò che conta, sul lungo termine, "è il numero di utenti che utilzzano i nostri prodotti", perché la speranza è che "nel tempo si convertano al software regolarmente acquistato". Fonte: Punto-Informatico
  2. Helsinki - CSS, la tecnologia anticopia in dotazione ai DVD, è da tempo stata resa inoffensiva dagli hacker: sin dal rilascio, nel lontano 1999, del DeCSS ad opera di DVD Jon e sodali, copiare i videodischi digitali ha ben pochi impedimenti pratici per gli smanettoni, e non solo per loro. Il DRM più clamorosamente fallimentare della storia non rappresenta una protezione efficace dei dischi e pertanto, ha deciso la corte distrettuale di Helsinki, Finlandia, bypassarlo non può costituire reato.
  3. l celeberrimo professore di Princeton interviene sulla rivolta dei digger, sfidando provocatoriamente le ragioni dell'industria che, spiega, pretende di disporre in via esclusiva di una sequenza di numeri Roma - Uno dei tasti più battuti in seno alla proliferazione incontrollata e incontrollabile della oramai nota cifra esadecimale a 128 bit, utile a decodificare i videodischi HD-DVD, è che ai netizen proprio non è andata giù la pretesa di Hollywood di detenere i diritti d'autore su un semplice numero. Sulla faccenda interviene ora Ed Felten, il celebre studioso delle tecnologie DRM e professore a Princeton: l'esperto ha escogitato un sistema che permette di generare in maniera pseudocasuale un nuovo codice a 128 bit, da usare per codificare i propri contenuti. Chi lo usasse senza autorizzazione, secondo la legge statunitense in materia, il temuto DMCA, sarebbe passibile di denuncia. Alla faccenda Electronic Frontier Foundation ha dedicato un approfondimento in tema, riferendo come, grazie al DMCA americano, l'industria abbia tutto il diritto di pretendere la rimozione della chiave di decrittazione, essendo la suddetta parte di una circonvenzione della tecnologia anticopia AACS. L'espediente di Felten ribalta la questione, trasformando chiunque visiti il post sul suo weblog in un proprietario del numero magico tanto conteso: ad ogni accesso viene creata una nuova cifra, che il professore invita ad utilizzare per cifrare un haiku scritto alla bisogna. A noi è ad esempio uscita fuori questa chiave: 30 CC A6 80 BB A4 04 4D 86 29 BC E7 8C 84 07 2B. Chiunque - almeno sul suolo americano - la utilizzi per decifrare il componimento che "protegge", cadrà inesorabilmente sotto le spire del DMCA trasformando il codice, da semplice numero generato al volo, in una tecnologia - o parte di essa - atta ad aggirare una protezione alla copia. Ogni utente che decidesse di seguire i suoi consigli, avrebbe, secondo il professore, gli stessi diritti del consorzio AACS LA di muovere guerra all'intero web per far cancellare la chiave contesa. Una prospettiva assurda, tesa appunto a mettere alla berlina la linea di condotta finora seguita dall'industria. Che certo non demorde: è di questi giorni la notizia secondo cui gli AACS specialist non temono la rete, e hanno altresì intenzione di procedere dritti sulla propria strada, anche con azioni legali se necessario. Fonte: Punto Informatico
  4. Roma - Per misurare la portata di un evento si prendono di solito in considerazione le conseguenze e gli strascichi nei giorni successivi agli accadimenti: che la rivolta dei digger seguita alla soppressione della diffusione della chiave per la decodifica dei videodischi di nuova generazione abbia una portata dirompente lo dimostra il pot pourri di reazioni, commenti e considerazioni che si moltiplicano sul web.
  5. Roma - È bastata una manciata di numeri di decifrazione, quelli necessari per rippare i film HD DVD, a dimostrare cosa significhi il concetto di community in rete. Ci si è scottato Digg.com, il sito di informazione "sociale" per eccellenza che basa la propria essenza - e il proprio indubbio successo - sui contenuti preferiti dagli utenti: la cancellazione di alcune segnalazioni riportanti la processing key per i crackatissimi dischi HD DVD, piuttosto che fermare la sua pubblicazione invisa alle major ha provocato una vera e propria invasione di news story ad essa correlate.
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