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Zinzenberg#7988

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  1. Linux: una nuova età dell’oro? La scalata di Linux sugli altri OS non si ferma, un'analisi sui notebook di Star Labs e dei propri prodotti con l'OS del pinguino, Linus Torvalds che lancia l'allarme sui manutentori del Kernel. Questo e molto altro è analisi della nostra rubrica settimanale sul mondo opensource.
  2. MX Linux 19.2 Patito Feo è indubbiamente la Distribuzione del momento. Nel corso degli ultimi anni, grazie ad idee rivoluzionarie e innovative, il Team di sviluppo è riuscito a portare per mano questa Distro sino a raggiungere la prima posizione nella classifica di Distrowatch. Forte di una comunità estremamente attiva e partecipe MX Linux ha raggiunto risultati incredibili riuscendo a competere alla pari con rivali del calibro di Ubuntu, Fedora e Linux Mint. Cosa la rende così speciale? Scopriamolo insieme. Un po’ di storia M e X non sono altro che l’unione della prima e dell’ultima lettera rispettivamente di Mepis e di antiX. E’ infatti proprio dalla collaborazione tra ex Sviluppatori di questi due progetti che nel 2013 ha avuto origine MX Linux. Il Team di antiX contribuì introducendo il sistema di generazione ISO, la tecnologia Live-USB/DVD e permettendo al progetto di essere elencato su Distrowatch come una versione della stessa antiX. Tre anni dopo, con il rilascio della prima Beta pubblica (MX-16), la Distribuzione ottenne finalmente la propria pagina separata sul noto sito di comparazioni. Lo scopo principale di MX Linux è quello di mettere a disposizione degli utenti un sistema snello, elegante, efficiente e soprattutto facile da configurare. Per raggiungere questo obiettivo si è deciso infatti di includere una certa quantità di software proprietario. I ferri del mestiere Ancora una volta il nostro compagno di avventura sarà il fedele Laptop HP Envy 15 che, dopo aver subito una formattazione totale dell’Hard Disk, ora è più snello che mai essendosi liberato definitivamente di Windows 10 per lasciare spazio a Ubuntu 20.04 e MX Linux 19.2 in dual-boot.
  3. La seconda distribuzione che abbiamo deciso di inserire nella rubrica è Fedora, una distro storica nel mondo GNU/Linux, utilizzata soprattutto dagli Sviluppatori ma molto diffusa anche in ambienti domestici. Lo stesso Linus Torvalds l’ha scelta per la sua Workstation dopo l’ultimo aggiornamento Hardware di qualche settimana fa che ricordiamo lo ha portato ad abbandonare Intel a favore di AMD. Un Sistema stabile e scattante, orientato prevalentemente verso un utilizzo Server pur cercando di rimanere alla portata di tutti. Ma sarà davvero così? Secondo noi no, vediamo perchè.
  4. Nuove Release, nuovo Kernel e qualche vecchia conoscenza root@xhw~# Linux Mint 20 beta disponibile per il download Dovrebbero mancare ormai soltanto un paio di settimane al lancio della nuova release di Linux Mint, ma per chi volesse cominciare a farsi un’idea, è possibile scaricare e provare la versione beta. Basata su Ubuntu 20.04 Linux Mint 20 eredita dal fratellone diverse features e introduce alcune importanti novità. Tra le principali troviamo il supporto al ridimensionamento frazionario, il Kernel Linux 5.4, un file manager più veloce, una nuova app per il trasferimento dei file, la possibilità di modificare la frequenza di aggiornamento del monitor e l’avvio di applicazioni su GPU specifiche. Grande assente Snapd, lo strumento per installare/rimuovere le applicazioni distribuite tramite pacchetti Snap, introdotto da Canonical nell’ultima versione di Ubuntu, che nelle scorse settimane è riuscito a scatenare un vespaio nel mondo Linux. Clem Lefebvre ha infatti ribadito che, nonostante la community sia divisa sulla questione, Snapd non sarà presente nella release definitiva di Linux Mint 20. root@xhw~# Howdy: facial authentication anche su GNU/Linux Howdy è un Software Opensource in grado di effettuare il riconoscimento facciale su sistemi GNU/Linux, in modo del tutto simile a Windows Hello, mediante l’uso degli infrarossi e della webcam. Utilizzando il sistema di autenticazione centrale (PAM), è in grado di funzionare ovunque ci sarebbe bisogno di inserire la propria password: login, schermata di blocco, sudo, su, etc. Howdy è disponibile per Debian, Ubuntu e Fedora e l’installazione è davvero molto semplice: #Ubuntu sudo add-apt-repository ppa:boltgolt/howdy sudo apt update sudo apt install howdy #Fedora sudo dnf copr enable luya/howdy sudo dnf install howdy Se invece utilizzate Debian potete scaricare direttamente il pacchetto .deb. Una volta installato il Software sarà necessario aggiungere una scansione per il riconoscimento del proprio volto mediante il comando: sudo howdy add Una lista completa di tutti i comandi e le impostazioni è disponibile con il comando: howdy --help o man howdy Ovviamente questo sistema non garantisce lo stesso grado di sicurezza di una password ed è sconsigliato utilizzarlo per l’autenticazione al proprio sistema, ma sarà comunque in grado di farci risparmiare un bel po’ di tempo. root@xhw~# Kernel Linux 5.8: il più grande di sempre Linus Torvalds non ha dubbi. La versione 5.8 del Kernel Linux, il cui rilascio salvo inconvenienti è previsto per il mese di Agosto, sarà davvero di dimensioni bibliche. Nonostante in passato altre versioni avessero già raggiunto dimensioni simili, secondo Torvalds questa sarà senz’altro la più completa, grazie al grandissimo lavoro fatto per ottimizzare il Kernel, migliorare la gestione dei filesystem e aggiornare i driver. Abbiamo modificato circa il 20% di tutti i file nel repository dei sorgenti del kernel. Si tratta davvero di una percentuale piuttosto grande [...] Lo sviluppo riguarda davvero ogni aspetto In effetti sembra siano stati modificati oltre 14000 file e scritte 800000 nuove linee di codice. Tra le implementazioni principali in questo nuovo Kernel spicca senz’altro il supporto alla tecnologia Thunderbolt dei nuovi processori Intel in arrivo prossimamente. Nonostante le grandi modifiche apportate Torvalds si dice convinto che non avremo a che fare con un Kernel molto problematico e noi non possiamo che fidarci di lui. root@xhw~# Ubuntu Unity...a volte ritornano Il progetto Unity è stato senza dubbio uno dei più amati e odiati nell’intera storia di Ubuntu. Quando nel 2017 Canonical decise di tornare tra le braccia del buon vecchio Gnome, nonostante avesse le sue buone ragioni, non furono in pochi a rimanere con l’amaro in bocca. Il fallimento del progetto Ubuntu Phone però non giustificava più lo sviluppo di un'interfaccia grafica pensata quasi esclusivamente per un utilizzo mobile. Nonostante i tentativi degli sviluppatori di rendere Gnome il più possibile simile al suo predecessore, la nostalgia per quel sistema innovativo e originale ha continuato a farsi sentire parecchio all’interno della Community. Ma come si dice? chi la dura la vince, e infatti Unity è finalmente risorto dalle sue stesse ceneri grazie ad una nuova distribuzione Desktop, basata ovviamente su Ubuntu 20.04 ma con la storica interfaccia grafica Unity in versione 7. Molto simile nel cuore e nell’aspetto all’ultima release ufficiale di Canonical, Ubuntu Unity non si fa mancare neppure i pacchetti Snap e può contare su tutti i principali software come LibreOffice, Firefox, Thunderbird, Remmina, Rhythmbox, Shotwell, Synaptic e il Kernel in versione 5.4.0-37. Davvero una bella notizia che tanto lavoro non sia andato sprecato e che questa interfaccia possa trovare nuova linfa vitale per continuare ad evolversi, perfezionarsi e portare qualcosa di diverso nel grande universo delle Distribuzioni GNU/Linux. root@xhw~# Ubuntu Appliance Portfolio Rhys Davies, Product Manager IoT di Canonical, ha recentemente annunciato con un post sul Blog di Ubuntu una nuova iniziativa: Ubuntu Appliance Portfolio Grazie alla collaborazione con firme importanti come NextCloud, Mosquitto, Plex, OpenHAB e AdGuard sono nate nuove Distribuzioni, derivate di Ubuntu, specializzate nel fare praticamente una cosa sola ma in modo perfetto. Ubuntu Appliances è in grado di trasformare un Raspberry Pi o un PC in una soluzione sicura e auto-aggiornante, gratuitamente. La missione di Ubuntu Appliance è quella di abilitare dispositivi sicuri, autorigeneranti e monouso OpenHAB opera nel settore dello Smart Home. La sua Distribuzione Ubuntu Appliance è già pronta per l'uso su Raspberry Pi con impostazioni di sistema preconfigurate e comodi moduli software come Samba, Grafana ed Eclipse Mosquitto integrati. Plex organizza e trasmette in streaming i contenuti multimediali in ambiente domestico ma la sua Ubuntu Appliance consente anche l'accesso da remoto e dispone inoltre di un Plex Pass per funzionalità Premium. NextCloud offre una piattaforma completamente integrata per l'archiviazione dei dati e la collaborazione online di contenuti. Calendario, conferenze e storage con un occhio di riguardo alla sicurezza. Eclipse Mosquitto è un broker di messaggi MQTT leggero e un hub di comunicazione per la tua soluzione IoT. AdGuard Home è in grado di tenerci alla larga dai fastidiosi Pop-Up, dagli annunci video e dai banner nascondendo i nostri dati ai tracker e agli analizzatori di attività. Le Distribuzioni Ubuntu Appliance possono essere inoltre eseguite e testate utilizzando una macchina virtuale su qualsiasi PC GNU/Linux, Windows o macOS. L'innovazione sembra essere sempre di più l'obiettivo principale per Canonical che non smette mai di stupirci con nuove iniziative volte a rendere alla portata di tutti tle ecnologie più interessanti. root@xhw~# shutdown -h now
  5. Premessa Finalmente ci siamo. Con questo articolo prende il via ufficialmente il progetto One Week, One Distro. Siamo stati a lungo combattuti sulla scelta della prima Distribuzione GNU/Linux da proporre in questa serie ma alla fine ci è sembrato doveroso dare spazio, tra le tante, a quella che più di tutte ha cercato nel corso della sua storia di avvicinare Linux ad un utenza “domestica”. Ovviamente stiamo parlando di Ubuntu, la Distro del momento che recentemente ha fatto parlare di sé sia per il rilascio di una nuova release LTS che per alcune innovazioni coraggiose e controverse. Ma partiamo dall’inizio… Un po’ di storia Correva l’anno 2004 quando Mark Shuttleworth, imprenditore Sudafricano con cittadinanza britannica, decise di mettere insieme un team di programmatori Open Source con l’obiettivo di creare una distribuzione Linux user-friendly incentrata sul concetto di libertà. Le linee guida prevedevano una base Debian, il desktop Gnome e rilasci di versione periodici. Ad ottobre dello stesso anno la prima versione ufficiale era pronta per essere presentata al mondo con il nome di Ubuntu 4.10 Warty Warthog. Ubuntu è una bellissima parola africana che da sola riesce a riassumere i concetti di un’intera ideologia e che possiamo, semplificando, tradurre con “umanità verso gli altri”. Per la numerazione si decise di adottare un approccio M.AA e di associargli il nome di un animale accompagnato da un aggettivo allitteranti. La crescita di Ubuntu è stata inarrestabile nel corso degli anni e ancora oggi è considerata da molti la Distribuzione di riferimento nel mondo GNU/Linux, anche in virtù delle numerose Derivate nate dalle sue solide fondamenta. I ferri del mestiere Per effettuare i nostri test abbiamo installato Ubuntu 20.04 in dual-boot con Windows 10 su un Laptop HP Envy 15 di qualche annetto fa ma che rientra ampiamente nei requisiti hardware richiesti dalla distribuzione.
  6. Linux e Open Source in crescita, ma non mancano le difficoltà root@xhw:~# Anche Amburgo passa all’Open Source Dopo Monaco di Baviera anche Amburgo sembra decisa a voler abbandonare le soluzioni proprietarie a favore dell’Open Source, con un evidente risparmio economico in termini di licenze e di assistenza. Le tappe di questa transizione non sono ancora del tutto chiare ma il partito dei Verdi con il motto “soldi pubblici, codice pubblico” si sta rendendo in Germania promotore di quella che potrebbe essere a tutti gli effetti una vera e propria rivoluzione. Se il progetto ambizioso dovesse concretizzarsi sarebbe sicuramente una vittoria importante per l’Open Source che recentemente sta destando sempre più interesse negli ambienti amministrativi di tutta Europa. root@xhw:~# Snapd: Linux Mint vs Canonical Con Ubuntu 20.04 Focal Fossa, Canonical ha deciso di introdurre un nuovo sistema di distribuzione dei pacchetti Software, denominato appunto Snapd, che dovrebbe garantire un costante aggiornamento alle nuove versioni dei programmi installati (cosa complessa da ottenere con i pacchetti .deb ad esempio). Lo Snap Craft Store, da cui è possibile scaricare questi software, è però hostato sui Server di Canonical e la cosa ha cominciato a far sentire puzza di bruciato ai promotori del Software Libero che vedono questa soluzione troppo vicina a quella di un vero e proprio Software Proprietario. A nulla sono servite le rassicurazioni e i messaggi di apertura da parte di Canonical e i commenti negativi non hanno tardato ad arrivare. Uno dei principali promotori della campagna anti-snap è senz’altro Clem Lefebvre, fondatore di Linux Mint, che un anno fa aveva già chiarito la sua posizione al riguardo: “Quando snapd fu annunciato, doveva essere una soluzione non un problema. Non possiamo accettare che Canonical possa interporsi al rilascio diretto di un software da parte di un editore, possa permettere che un’app funzioni meglio solo su Ubuntu e, in aggiunta, possa rendere il proprio Snapcraft Store un requisito necessario” Una presa di posizione netta che è stata ribadita anche in un’altra recente dichiarazione: “Le applicazioni presenti sullo Snapcraft store non possono essere patchate o bloccate. Non puoi controllarle, modificarle o utilizzare un altro store. Questa situazione è in effetti simile a una soluzione proprietaria commerciale, ma con due grandi differenze: ha i privilegi di root e si installa da solo, senza chiedertelo” Per questi motivi, nella prossima imminente versione di Linux Mint, Snap non sarà presente di default come auspicato da Canonical, e APT non consentirà di installare Snapd. Mentre nel quartier generale di Ubuntu si continua a sperare in un ripensamento la comunità è ormai divisa tra chi è disposto a rinunciare a qualche libertà in nome della praticità e chi un compromesso del genere non potrà mai accettarlo, ma questo d'altronde, è un problema con cui il mondo Linux deve fare i conti sin dalla notte dei tempi. root@xhw:~# Vulnerabilità dell’Open Source The Dark Reality of Open Source è il report, pubblicato da RiskSense, che analizza le vulnerabilità di una cinquantina tra i migliori software Open Source. I vantaggi di questo tipo di licenza sono indiscutibili, ma se per prodotti mainstream, come Linux ad esempio, le vulnerabilità sono monitorate e risolte rapidamente, lo stesso non si può dire per soluzioni meno note ma altrettanto diffuse. Il lavoro di RiskSense ha portato alla luce un dato significativo: i bug riscontrati in questa categoria di software nel 2019 sono stati ben 968 rispetto ai 421 del 2018. Ad aver causato questo incremento, secondo RiskSense, potrebbe essere la lentezza con cui le vulnerabilità vengono segnalate al National Vulnerability Database, spesso alcune settimane dopo la scoperta, lasciando un vantaggio enorme agli exploit dei malintenzionati. Uno dei progetti maggiormente colpiti da questa problematica è MySql che in cinque anni è stato afflitto da 624 vulnerabilità di cui 15 sottoposte ad un attacco. Con numeri molto più contenuti Valgrand riesce a fare ancora peggio: le sue 9 vulnerabilità hanno portato a ben 6 attacchi. Un importante campanello d’allarme che speriamo possa portare ad una maggiore attenzione alla sicurezza anche nel mondo dell'Open Source. root@xhw:~# Linux in risalita, in calo Windows e macOS NetMarketShare ha recentemente pubblicato i dati relativi alle quote di mercato dei vari Sistemi Operativi aggiornati al mese di maggio. Questo periodo, fortemente caratterizzato dal Lockdown, ha visto la grande esplosione della didattica a distanza e dello smart working. Un contesto che ha portato alla ribalta le distribuzioni GNU/Linux e il Software Open Source, rivelatesi molto spesso le soluzioni migliori quanto ad affidabilità e portabilità. Lo confermano i dati forniti da NetMarketShare riferiti a computer Desktop e Laptop, dove Linux ha fatto registrare una crescita significativa passando dal 2,87% al 3,17%, confermando un trend positivo iniziato tra marzo e aprile, anche grazie all’uscita dell’ultima release di Ubuntu che ha portato il sistema di Canonical dall’ 1,89% al 2,11%. Windows, leader indiscusso del settore, continua invece la sua discesa passando dall’ 86,92% all’ 86,69%. Entrando più nel dettaglio appare evidente come l’abbandono di Windows 7 e di Windows 8.1, forse a beneficio proprio di sistemi Linux, abbia pesato sul Sistema Operativo di Microsoft nella sua discesa, considerando che Windows 10 è riuscito comunque a mantenere un buon trend positivo. Stessa sorte anche per Apple che, nonostante i buoni risultati di macOS 10.15, ha visto scendere la sua quota di mercato dal 9,75% al 9,68%. Fanalino di coda Chrome OS, il sistema operativo targato Google e installato su dispositivi Chromebook, che rimane stazionario allo 0,40%. L’azienda di Mountain View sta dimostrando però di voler puntare molto sullo sviluppo e la diffusione di questo Sistema Operativo, anche grazie al recente inserimento di nuovi dispositivi nel mercato europeo. root@xhw:~# Aggiornare il Kernel Linux tramite Windows Update, Microsoft ci prova Qualche settimana fa vi abbiamo parlato di WSL2, il Sottosistema Windows per Linux (installabile premendo la combinazione di tasti Windows + R, quindi digitando optionalfeatures e spuntando la casella dedicata), introdotta con l’aggiornamento di maggio di Windows 10. Il progetto di Microsoft però sarebbe quello di distribuire le nuove versioni del Kernel Linux direttamente tramite Windows Update e, senza perdere tempo, ha iniziato a testare questa funzionalità con la build 19645 disponibile ai partecipanti al programma Windows Insider. Accettando l’avanzamento di versione del Kernel, proposto come un qualsiasi aggiornamento di sistema, gli Insiders potranno infatti verificare l’effettiva riuscita dell’operazione avviando una qualsiasi distribuzione GNU/Linux con WSL2 e digitando da terminale uname -a. Un ulteriore passo di Microsoft verso una più profonda integrazione tra i due Sistemi Operativi, impensabile fino a qualche anno fa ma che ora sembra, passo dopo passo, diventare realtà. root@xhw:~# PineTab: il tablet completamente basato su Linux finalmente disponibile Pine64 ha finalmente reso disponibile all’acquisto sul suo Store ad un prezzo di 99,99$ per la versione standalone e di 119,98$ per quella con tastiera ad aggancio magnetico (a cui vanno aggiunti una ventina di dollari per la spedizione in europa) uno dei device 100% Linux più attesi del momento. A bordo troveremo Ubuntu Touch ma sarà comunque possibile installare vari Sistemi Operativi Linux Mobile, il tablet è infatti in grado di eseguire il boot da una microSD bootable. Queste le specifiche tecniche riportate sul sito: SPECIFICATIONS Allwinner A64 Quad Core SOC with Mali 400 MP2 GPU 2GB LPDDR3 RAM 10″ MiPi 720p Capacitive LCD Bootable Micro SD Slot 64GB of eMMC microHDMI port for external HD output USB 2.0 A host Micro USB 2.0 OTG 2Mpx front-facing camera 5Mpx rear camera Optional M.2 slot Speakers and Microphone Volume rocker and ‘home’ button Magnetically attached keyboard (optional) 6000mAh battery 3.5″ Barrel Power (5V 3A) Port Multiple expansion boards for LTE, LoRa and SATA SSD Detail: Dimensions: 258mm x 170mm x 11.2mm, Weight: 575 grams, Build: Plastic Colour: Black Chiaramente non siamo di fronte ad un Hardware da Top di gamma ma il prezzo estremamente competitivo lo rende comunque un dispositivo interessante per gli appassionati del mondo Linux. Un acquisto per utenti consapevoli, disposti ad accettare alcune limitazioni, soprattutto legate all’Hardware, ma con la voglia di vivere un'esperienza 100% Linux. Commenta sul forum
  7. Testare ogni settimana una nuova distribuzione, magari insieme a voi...questa è l’idea Le Distribuzioni GNU/Linux sono davvero tante, ciascuna con le proprie particolarità, i suoi punti di forza e le sue debolezze. Trovare quella che faccia al caso nostro può rivelarsi una vera e propria impresa, per questo abbiamo deciso di provarne una alla settimana, partendo dalle più blasonate per poi addentrarci anche nel panorama di quelle un po’ meno conosciute ma, non per questo, meno interessanti. Un progetto stimolante che ci piacerebbe affrontare insieme a voi, per scoprire tutte le opportunità che può offrire l’utilizzo di GNU/Linux e del Software Libero. Nelle prossime settimane impareremo a conoscere MX Linux, Ubuntu, Fedora, Mint, openSUSE, Debian, Linux Lite e tutte le principali distribuzioni del momento, non tralasciando progetti interessanti come Arch, Manjaro, KDE neon etc, sempre con un approccio semplice alla portata di tutti. L’appuntamento è quindi per giovedì prossimo con la recensione di Ubuntu 20.04 Focal Fossa LTS, a cui potrete partecipare anche voi con i vostri commenti sul Forum, ma prima di partire per quest'avventura, ecco una semplice guida per neofiti all’installazione di una distro GNU/Linux. Installare GNU/Linux per neofiti L’Installazione di una Distribuzione GNU/Linux non presenta particolari difficoltà e oggigiorno è un’operazione alla portata anche degli utenti un po’ meno smanettoni ma ci sembra doveroso, prima di iniziare questo percorso insieme, fornirvi qualche indicazione di massima per far sì che anche voi possiate provare tutte le distro insieme a noi ed entrare in questo affascinante mondo. Ecco le cose da sapere prima di cominciare: la prima cosa da fare è scegliere la propria distribuzione, visitare il sito relativo e scaricare l’immagine ISO adatta alla nostra architettura. Oramai i sistemi a 32 bit sono sempre meno supportati quindi, se ne avete la possibilità, meglio optare per la versione a 64 bit una volta scaricata l’immagine ISO della distribuzione, dovremo masterizzarla o copiarla su una chiavetta USB, soluzione più portabile e veloce. Per questa seconda opzione consigliamo UNetbootin, un software molto leggero ed essenziale disponibile sia per Windows che per Linux. Il suo utilizzo è estremamente semplice e in pochi minuti il vostro supporto sarà pronto per i passi successivi con la procedura illustrata in queste pagine sarà possibile installare una distribuzione Linux accanto a Windows o diverse distribuzioni Linux in una configurazione detta “Dual-Boot” che ci consentirà ad ogni riavvio del nostro PC di scegliere quale sistema operativo avviare tra quelli installati anche nel caso di una installazione dual-boot, che dovrebbe preservare i dati presenti sui nostri hard-disk, si raccomanda comunque di effettuare un backup per evitare spiacevoli sorprese per qualsiasi dubbio non esitate a scriverci sul forum o a contattare il LUG (Linux User Group) della vostra zona Ora che la nostra chiavetta avviabile è pronta, non ci resta che inserirla in una presa USB e avviare il computer assicurandoci di selezionare tale supporto durante la fase di boot. In alcuni casi il BIOS rileverà automaticamente la chiavetta e il PC si avvierà da questa ma se non fosse così potrete comunque selezionarla manualmente premendo un determinato tasto che varia in base alla versione del BIOS ma in generalmente è ESC o F12. Se tutto fila liscio vi apparirà una schermata di avvio e il sistema partirà in modalità "live". In questa modalità il Sistema Operativo girerà completamente nella RAM del PC, le modifiche, le configurazioni e i file non verranno salvati e si cancelleranno al prossimo riavvio ma potrete comunque provare la distribuzione per valutare se le periferiche vengono riconosciute e tutto funziona come si deve. A questo punto, quando siete pronti, potete cliccare sull’icona “Installa” presente sul desktop ed iniziare l'installazione vera e propria. Dopo aver selezionato la lingua con la quale proseguire l'installazione (solitamente è presente anche l’italiano) vi verrà chiesto di connettere il computer ad internet per scaricare gli aggiornamenti e i pacchetti delle lingue, una connessione via cavo è preferibile per non allungare troppo i tempi. Una distribuzione Linux occupa generalmente molto meno spazio di Windows sull’hard disk ma una decina di giga liberi sono comunque consigliati per stare comodi. Ora entriamo nella fase più delicata di tutto il processo: il "partizionamento", ovvero la divisione dello spazio sul disco rigido in diverse aree che ospiteranno diversi contenuto o diversi sistemi operativi. Alcune distribuzioni offrono in questa fase dell'installazione delle opzioni per partizionare il disco in modo automatico, cancellando tutti i dati esistenti o installando preservando il sistema esistente; altre prevedono il partizionamento automatico solo per una installazione completa, ed occorre procedere manualmente alla suddivisione del disco se si vogliono conservare delle parti esistenti. Naturalmente è consigliabile lasciar fare automaticamente al sistema laddove possibile, in caso di dubbio è bene documentarsi più approfonditamente.Una volta confermato il nuovo partizionamento del disco, non sarà più possibile tornare indietro! Durante la copia dei file nella partizione selezionata non rimane che settare qualche altra opzione come il fuso orario (Roma). Poi ci verrà chiesto di inserire uno username ed una password per il primo utente che verrà inizializzato, il quale spesso è quello ad avere permessi di amministrazione completi. In seguito si potranno comunque aggiungere altri utenti con un loro spazio di archiviazione per i dati e i relativi permessi. In base alla velocità della vostra connessione e alle prestazioni del vostro hardware tutto il procedimento potrà durare dai 30 ai 60 minuti. Completata l'installazione il sistema ci chiederà di riavviare il PC e di estrarre la chiavetta dal lettore. Ora saremo finalmenti pronti a divertirci con la nostra nuova distribuzione GNU/Linux. Commenta sul forum
  8. Un inizio di giugno all’insegna di Linux Linus Torvalds vs Balbir Singh Al centro del dibattito un importante bug che affligge alcune CPU Intel e che viene definito “Snoop-assisted L1 Data Sampling”. Senza scendere troppo nei dettagli tecnici questo bug consente, in determinate situazioni, di prelevare alcuni dati direttamente dalla cache L1 di un determinato Core. La soluzione proposta da Singh, ingegnere di AWS (Amazon Web Server) per risolvere il problema era quella di svuotare la cache L1 ad ogni salvataggio dello stato delle attività dei Core, pagando lo scotto di un peggioramento delle prestazioni. La risposta di Torvalds non si è fatta attendere definendo questa idea "un qualcosa che va al di là della stupidità” e spiegando nel dettaglio le motivazioni del suo dissenso, peraltro condivisibili. Intel cercherà di porre rimedio a questa spiacevole situazione che comunque non dovrebbe interessare i piccoli utenti. La regola degli 80 caratteri Districarsi fra centinaia o migliaia di righe di codice, come quelle presenti ad esempio in un Kernel Linux, può non essere semplice. La situazione si complica ulteriormente se pensiamo a Software Open Source dove collaborano e contribuiscono centinaia di persone. Per questo motivo, nel tentativo di standardizzare il più possibile la scrittura e la manutenzione del codice, sono nate negli anni una serie di regole e consuetudini condivise da tutti i programmatori. Una di queste è quella degli ottanta caratteri per riga. E’ questo infatti il limite massimo, rispettato ancora oggi, per ogni singola riga di codice. Un tempo, quando i monitor avevano risoluzioni molto inferiori a quelle a cui siamo abituati oggi, questa pratica garantiva sicuramente una migliore leggibilità ma ora, che abbiamo raggiunto addirittura il 4K, comincia ad apparire anacronistica. A farlo notare è stato Linus Torvalds in persona, principale sviluppatore del Kernel Linux: “ I line break eccessivi sono MALE. Causano problemi reali e quotidiani [...] chi decide di utilizzare un terminale a 80 colonne dovrà convivere con gli accapo automatici. E’ molto semplice” Con queste parole Torvalds abolisce di fatto, quantomeno nella stesura del codice del Kernel Linux, una regola ormai superflua. Linux in orbita con SpaceX Gli astronauti della NASA Bob Behnken e Doug Hurley hanno raggiunto qualche giorno fa la Stazione Spaziale Internazionale a bordo della capsula Crew Dragon di SpaceX, prima azienda privata ad ottenere questo risultato. Una parte del merito di questa impresa va sicuramente riconosciuto anche a Linux, presente sia nel razzo Falcon 9 che sulla stessa Dragon. Una versione molto semplice di Linux supportata da tre processori dual-core X86 è stata infatti sufficiente a fare entrare SpaceX nella storia dei viaggi aerospaziali. Mentre questo semplice sistema basato su Linux e scritto in C/C++ si rivela estremamente affidabile per il demultiplexer multiplexer di comando e controllo della stazione (C&C MDM), per il normale lavoro di tutti i giorni, gli astronauti possono contare su un HP ZBook 15s con Debian Linux , Scientific Linux e Windows 10 che viene utilizzato principalmente per la posta elettronica, il web, e divertimento. La nave dispone poi di un'interfaccia touchscreen che viene visualizzata utilizzando Chromium e JavaScript. In caso di malfunzionamento sono disponibili pulsanti fisici per controllare il veicolo spaziale . Un grande risultato per un Kernel nato quasi per gioco nella cameretta di uno studente universitario e pronto oggi ad accompagnarci persino nella conquista dello Spazio. Lenovo ha detto sì La Multinazionale Cinese ha annunciato in questi giorni che presto tutte le sue Workstation saranno certificate per l'utilizzo di due importanti distribuzioni Linux. Le macchine desktop ThinkStation e i portatili ThinkPad P Series saranno quindi distribuite anche preconfigurate con Ubuntu LTS o Red Hat Enterprise Linux, eliminando così tutte le difficoltà dovute ad una installazione da parte degli utenti finali, portando grandi benefici anche ad amministratori e aziende. Stando ai dati forniti da Lenovo i PC venduti ogni anno su cui è installato un sistema operativo Linux sono 7,2 milioni, il 2,87% del parco informatico totale. Un dato rilevante, anche dovuto alla crescente diffusione negli ambienti accademici e scientifici, che ha convinto l’Azienda a puntare su due delle principali Distribuzioni Linux. Commenta sul forum
  9. Tante novità e qualche curiosità dell'ultima settimana di maggio La parola a Linus Torvalds La final release del Kernel Linux 5.7 sembra prevista per la questa settimana, come si legge nella mailing list di Torvalds, che presentando l’ultima RC ha stupito i suoi follower con un annuncio inaspettato: “La grande notizia di questa settimana è l’upgrade del mio PC: per la prima volta in 15 anni la mia workstation non è Intel-based. Non sono ancora passato ad ARM però ora ho un AMD Threadripper 3970X. Le mie “allmodconfig” test build sono tre volte più veloci di prima.” Il suo desiderio di passare ad ARM era noto ormai da tempo ma la tentazione di avere tra le mani il processore AMD da 32 core, 64 thread e una frequenza che può spingersi sino a 4.5 GHZ per il momento sembra aver avuto la meglio. Un bel colpo per AMD che, da sempre vicina al mondo Linux, ora potrà contare su un ulteriore vantaggio in termini di pubblicità. Windows e Linux, sempre più vicini Microsoft ha finalmente dato inizio al roll-out di Windows 10 May Update, aggiornamento particolarmente atteso dagli utenti Linux per l’introduzione del nuovo Windows Subsystem for Linux 2 (WSL2), che implementerà un kernel Linux custom integrato nel sistema operativo notevolmente migliorato rispetto alla prima versione. Il kernel si aggiornerà tramite Windows Update ed essendo open source gli sviluppatori avranno la possibilità di creare la propria versione. Al momento WSL2 non supporta ancora le GUI delle applicazioni Linux o l’accelerazione hardware tramite la GPU, ma Microsoft sembra intenzionata a fornire questa funzionalità nei prossimi aggiornamenti di Windows. Un ulteriore passo avanti nella compatibilità tra le applicazioni dei due Sistemi Operativi, che dopo anni passati a darsi battaglia, oggi più che mai sembrano uniti per fornire ad utenti e sviluppatori la miglior integrazione possibile. Microsoft ammette di essersi sbagliata riguardo a Linux e all’Open Source “È un cancro, dal punto di vista delle proprietà intellettuali, che si attacca a tutto ciò che tocca” Correva l’anno 2001, Steve Ballmer era alla guida di Microsoft e ripercorrendo la strada intrapresa da Bill Gates nella sua famosa “lettera agli Hobbisti” si esprimeva così riguardo a Linux, dando il via ad un lungo periodo di chiusura totale nei confronti dell’Open Source. Molti anni più tardi, l’arrivo di un nuovo CEO di più ampie vedute, convinse finalmente Microsoft a rivalutare le proprie posizioni. Satya Nadella, in carica dal 2014, riuscì infatti ad invertire completamente la rotta, abbandonando progetti alla deriva e attuando una politica più lungimirante, iniziando a finanziare l’Open Source e portando le proprie app su Android e iOS ad esempio. Ma non può esserci un vero cambiamento senza una sincera ammissione di responsabilità e proprio su questo punto è intervenuto in questi giorni l’attuale presidente Brad Smith dichiarando: “Microsoft era dalla parte sbagliata della storia quando l’open source è esploso all’inizio del secolo [...] la buona notizia, è che se la vita è abbastanza lunga puoi imparare…che devi cambiare” Dichiarazioni forti che ribadiscono l’impegno di Microsoft a voler proseguire sulla via del dialogo e della collaborazione, considerando finalmente Linux e l’Open Source un’opportunità e non una minaccia. Google alza il tiro, nuovi Chromebook in arrivo anche da noi La partnership con aziende del calibro di Acer, HP, Asus e Lenovo consentirà l’arrivo sul mercato italiano di undici nuovi laptop con a bordo Chromium OS, il Sistema Operativo di Google basato sul cloud. Negli ultimi dieci anni i Chromebook sono riusciti a ritagliarsi una grande fetta dimercato negli Stati Uniti ma dalle nostre parti non hanno mai riscosso molto successo. Il loro punto di forza è sempre stato il prezzo, relativamente basso, e un immediatezza di gestione e di utilizzo da fare invidia ai dispositivi targati Apple. La compatibilità con il PlayStore ha poi ampliato notevolmente i campi di utilizzo permettendo di svolgere quasi tutte le principali attività quotidiane come il lavoro, lo studio e perchè no? anche il gioco. Questa nuova gamma di prodotti di fascia media promette migliori prestazioni, più sicurezza e un’autonomia incredibile. Google sta investendo molto per conquistare finalmente il mercato europeo, vedremo se la loro visione riuscirà a fare breccia anche nei nostri cuori o rimarrà nel Cloud, insieme al loro Sistema Operativo. Commenta sul forum
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